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Uova non in gabbia: l'impegno che vorremmo dai supermercati

News Section Icon Pubblicato 03/05/2017

La recente ondata di aziende che si sta impegnando, anche in Italia, per il benessere delle galline è straordinaria – ed è tutto molto emozionante. In particolare, grazie al grande numero di animali allevati nelle loro filiere e all’alto numero di consumatori che possono raggiungere con le loro comunicazioni, i supermercati possono rivestire un ruolo molto importante nel definire gli standard di benessere con cui vengono allevati gli animali.

Molti dei principali supermercati italiani hanno preso posizione in tema di uova in guscio: Coop Italia ed Esselunga hanno già smesso di vendere uova da galline in gabbia, mentre Carrefour e Auchan si sono impegnate a farlo entro i prossimi anni. Una volta che gli impegni di queste aziende saranno soddisfatti, alcuni milioni di galline ogni anno potranno vivere una vita libera dalle gabbie. Purtroppo, però, in Italia oltre 32 milioni di galline saranno ancora confinate in gabbia.

Si tratta di un grande passo avanti, ma che non va ancora abbastanza lontano.

Tra le prime cinque insegne di supermercati italiani per quota di mercato, a oggi Conad resta l’unica a non avere ancora preso un impegno completo sulle uova in guscio vendute nei propri punti vendita, ma si è solo impegnate a smettere di venderle nell'offerta a proprio marchio. Le scelte delle aziende volte a migliorare il benessere delle galline hanno già raggiunto una quota di mercato importante, ma perché si arrivi a uno scenario in cui non sia più solo una scelta di alcuni ma diventi uno standard di partenza per tutti, abbiamo deciso di chiedere anche a Conad di impegnarsi per un futuro senza gabbie e contribuire a segnarne la fine, per sempre. Se Conad decidesse di impegnarsi per il benessere delle galline, infatti, la quota di mercato dei supermercati italiani che hanno deciso di eliminare le gabbie dalle filiere di uova in guscio raggiungerebbe quasi il 50%, facilitando così anche la conversione delle altre insegne italiane.

Siamo consapevoli delle sfide e delle difficoltà che possono comportare il passaggio a uova non in gabbia in settori così ampi dell’industria alimentare, e il nostro approccio continuerà a essere quello di lavorare in modo costruttivo con le aziende per fornire supporto strategico e tecnico durante tutta la transizione.

Molto spesso, le aziende che ancora non si vogliono impegnare a smettere di vendere o utilizzare uova da galline allevate in gabbia sembrano nascondersi dietro una presunta “possibilità di scelta” da offrire ai consumatori. Ovviamente, è fondamentale offrire opzioni di scelta a buon prezzo, ma avere prodotti rispettosi del benessere degli animali non dovrebbe essere una possibilità riservata solo a chi può permettersi di spendere di più. Il sistema produttivo italiano ha già una percentuale di galline non allevate in gabbia sufficiente ad assicurare una buona base di partenza da cui sviluppare una filiera efficiente, ma i volumi disponibili (e i relativi costi di produzione) possono migliorare solo se sempre più aziende si impegnano su questa strada, a partire dai supermercati.

La cosa importante è garantire che tutti i sistemi senza gabbia siano gestiti e strutturati in maniera appropriata, così da offrire un miglioramento significativo alle galline e una buona qualità di vita in ambienti ricchi e stimolanti. Politiche trasparenti e comunicazioni chiare, insieme alla stretta collaborazione dell’intera filiera, sono necessari per poter fornire questa rassicurazione.

Un futuro senza gabbie è sempre più vicino, ed è il momento per le aziende del settore alimentare di comunicare chiaramente la loro intenzione di essere parte di questo movimento, a cominciare dai supermercati.

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