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Sempre più aziende scelgono galline non in gabbia

News Section Icon Pubblicato 09/12/2015

Quando un’azienda alimentare leader di settore annuncia il suo impegno a migliorare gli standard di allevamento, tutto il settore viene spinto a seguire l’esempio. È già accaduto nel mercato delle maionesi, dove la scelta di alcuni marchi precursori (come Hellmann’s e Calvé) ha indotto l’intero settore a cambiare.

Recentemente in Francia, il famoso marchio di biscotti St Michel ha organizzato una conferenza stampa per comunicare la scelta di utilizzare esclusivamente uova da galline allevate all’aperto in tutti i loro prodotti.

St Michel è il primo produttore di biscotti dell’industria francese a prendere questa decisione ed è stato premiato da Compassion con il Premio Good Egg durante la cerimonia tenutasi nel giugno scorso a Expo: uno dei risultati è che 300.000 galline ogni anno potranno trarne beneficio.

La scelta di utilizzare solo uova da galline allevate all’aperto, in realtà, rientra nell’impegno più ampio di St Michel per migliorare la sostenibilità dei suoi prodotti: dopo la scelta di utilizzare grano 100% francese, eliminare progressivamente l’olio di palma e ottenere la certificazione Origine France Garantie, prendere una decisione importante sulle uova sembrava un percorso naturale.

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Oltre all’importanza che questo ha per il benessere animale, le incredibili attività di marketing svolte da St Michel rendono l’impegno ancora più eccezionale. In collaborazione con i principali supermercati francesi (Leclerc, Carrefour, Auchan, Cora, Géant Casino e Intemarché), St Michel ha lanciato una serie di promozioni e comunicazioni in diversi punti vendita, oltre alla campagna online welovepoules portatrice di un messaggio chiave: se ci interessiamo al destino degli animali da compagnia, perché non fare altrettanto per gli animali allevati per produrre il nostro cibo?

Una tendenza, quella delle uova da galline non allevate in gabbia, che si sta diffondendo rapidamente anche dall’altra parte dell’oceano. A pochi giorni dall’annuncio di McDonald’s di smettere di utilizzare uova da galline allevate in gabbia in tutti i ristoranti di Canada e Stati Uniti, uno dei principali produttori di uova degli USA ha scritto sulla propria pagina Facebook che gli allevamenti senza gabbie saranno “il futuro dell’industria”.

Oltre a McDonald’s, Starbucks, Compass e Sodexo stanno iniziando ad affrontare il benessere animale come un tema cruciale delle loro filiere e hanno tutti definito una scadenza per eliminare l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti di ovaiole.

A inizio novembre, Panera Bread, catena di ristorazione leader negli Stati Uniti, ha presentato il proprio piano di smettere di utilizzare uova da galline confinate in gabbia entro il 2020. I nuovi standard di benessere animale sviluppati da Panera miglioreranno la vita a centinaia di migliaia di galline perché saranno applicati sia alle uova in guscio che a quelle usate come ingrediente, per un totale di circa 120 milioni di uova all’anno.

In maniera simile, anche Taco Bell ha annunciato che utilizzerà solo uova da galline non allevate in gabbia entro la fine del 2016, permettendo di migliorare la vita di mezzo milione di galline ogni anno.

La scelta di Taco Bell prova ancora una volta che se le catene di ristorazione vogliono stare al passo con il mercato, trattare gli animali con rispetto non può più essere considerato un optional.

Elogiamo la scelta di queste aziende alimentari che stanno contribuendo a definire un nuovo standard di base per l’industria delle uova, quello della produzione in sistemi alternativi alle gabbie. Non vediamo l’ora di osservare l’effetto cascata che ci sarà nel resto del settore, quando sempre più aziende intraprenderanno lo stesso percorso.

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